giovedì 18 febbraio 2010

"IL SOLE DEL SUD FA GOLA..."



A.S.T. Associazione per lo Sviluppo del Territorio

Sta avendo inizio in questi ultimi mesi in tutta Italia una mobilitazione concreta per dare una mano all’ambiente. Dal primo Settembre scorso sono già fuori produzione le tradizionali lampadine a incandescenza. Il primo Gennaio 2010, la scadenza fissata dall’Europa per mettere al bando i sacchetti di plastica. Se in Italia le cose, si spera, stiano per cambiare, anche la Puglia insieme alla Lombardia e al Trentino danno manforte per l’istallazione di impianti eolici e fotovoltaici; obiettivo primario quello di produrre energia elettrica da fonti alternative. Non si può purtroppo scherzare sulla Sfida che stiamo giocando. La «Sfida della Sopravvivenza». Siamo consapevoli in tutto quello che facciamo, partendo dalle difficoltà di non saper gestire lo smaltimento dei rifiuti; dal non riuscire a cambiare la mentalità, che sta a significare adattarsi a nuovi comportamenti, come quello di fare una semplice raccolta differenziata, di avere di fronte a noi una gamma inderogabile di priorità. A Mesagne nelle zone periferiche sono stati installati molti impianti, dove si possono ammirare già i primi mastodontici pannelli in corso di realizzazione. L’iniziativa è regolata nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela dell’ambiente. L’importanza è palese, considerando l’investimento di 26 milioni di euro. L’intento è di dare vita ad un vero e proprio “Parco Solare”, con sette impianti che complessivamente esternano un potenza di 5,4 Megawatt. Il tutto dovrà essere attivo entro il mese di Dicembre 2009. Bisogna però tenere conto di un problema che potrà sorgere dopo, cioè la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico. Questa distorsione diventa più evidente nel momento in cui i regolamenti edilizi dei comuni dovranno essere attuati. L’auspicio è che si trovino delle soluzioni tecnologiche “esteticamente” convincenti. Questo perché i nostri terreni spogli, le nostre campagne sono comunque patrimonio culturale e bisogna moderare la costruzione di queste strutture, al fine di non dimenticare o sprecare le nostre risorse centenarie. Dunque sorge un dilemma: lo smaltimento dei componenti dei pannelli solari. Queste isole energetiche come qualsiasi azienda che produce energia, hanno bisogno di effettuare periodicamente operazioni di smaltimento. Quali sono le componenti? Il silicio, elementi chimici presenti all’interno del silicio stesso, foglie di materiale plastico, alluminio. In generale, quindi, come ogni prodotto che ci circonda, anche i moduli fotovoltaici devono essere smaltiti correttamente. Per “correttamente”, s’intende rispettando la Direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 relativa ai rifiuti. Tali elementi non sono altamente tossici, si parla di tossicità solo nei casi in cui all’interno di suddetti moduli vi sia presenza di arsenico. C’è da dire però che come ogni componente elettronica ha anche delle sostanze base che possono danneggiare l’ambiente e la salute umana e sono: piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente. Ovviamente all’esoso investimento bisogna aggiungere i costi di smaltimento che possono superare di gran lunga quello legato alla produzione stessa dei materiali; resta ancora da stabilire, e questo si saprà più in la, chi saranno le azienda preposte allo smaltimento. Allora, allo stato attuale bisognerebbe applicare una politica del risparmio energetico, spegnendo l’illuminazione nel “fuori orario”. Questo per non incorrere nell’effetto “rebound” e cioè: siamo soddisfatti di aver raggiunto un obiettivo verde e poi sbagliamo con altri comportamenti. Pertanto siamo preoccupati per il nostro territorio e ci chiediamo se non fosse utile un efficace regolamento, che limitasse o quanto meno controllasse, la realizzazione selvaggia di moduli fotovoltaici nelle nostre belle campagne.

lunedì 1 febbraio 2010

A.A.A. Cercasi Valori Veri







In una società in cui su Facebook appaiono gruppi intitolati:” IO ANCHE PICCHIO MIA MADRE”; in una società in cui apprendiamo da alcuni giornali che vi sono dei Sindaci che “VIETANO LO SCIOPERO AI NEGRI”; in questa società in cui le vicende di Rosarno ci incuriosiscono ma non ci sconvolgono poi più di tanto, come se accadessero in un altro pianeta.
In questa società in cui il consumismo è divenuto la regola e l’apparire il principale obiettivo di donne e uomini.
In una società in cui i giovani sono illusi dal facile successo che i media gli propongono, dove i sacrifici, l’impegno e lo studio sono per gli stupidi e i Reality e la TV sembrano essere la più ambita soluzione a tutti i problemi.
In questa società in cui tutti indossiamo una maschera che ci consente di essere accettati e riconosciuti dalla gente che ci circonda, come bisogna comportarsi per ristabilire gli equilibri e le priorità della vita?
La soluzione come spesso accade, sta all’origine, sta nei principi della famiglia, nelle priorità della vita che devono vincere i vizi sempre più numerosi della società odierna.
Questo fenomeno sociale non è una questione a noi lontana ed estranea, non riguarda solo l’Italia del Nord e le sue città cosiddette evolute e industrializzate, anche il sud e quindi il nostro territorio sta subendo questo attacco ai valori e alle priorità.
Anche qui, nella terra dei terroni, degli emigranti, dei contadini, degli operai, sembra che questi valori si stiano perdendo.
Bisogna riportare al centro il valore della Famiglia, dello Sport non solo come meta di successi e di ricchezze, ma soprattutto come alternativa alle insidie della strada e come promotore dei valori del gruppo, del rispetto delle regole e dei compagni, delle Parrocchie che devono svolgere meno orientamento politico e ritornare ad avere un ruolo di primo piano nella educazione civica e culturale dei giovani, dell’Ambiente, non speculando su di esso, interpretando l’energia alternativa come una risorsa e non come business.
Per fare questo ci vuole l’uomo, ci vuole la volontà di cambiamento, ci vuole coscienza.
Certamente non saremo noi i depositari del bene e del giusto, a noi solo il ruolo di denunciare questi episodi sociali che rischiano di sfuggire dai controlli dell’uomo e di minare irreversibilmente lo sviluppo culturale del nostro territorio, sperando di provocare un dibattito che anche se critico, purché educato e civile, riteniamo essere comunque costruttivo.


Dott. Silvio Molfetta

http://www.astmesagne.blogspot.com/