domenica 5 dicembre 2010

L’A.S.T. PERPLESSA SULLA COSTITUZIONE DELLA REGIONE SALENTO


L’A.S.T. PERPLESSA SULLA COSTITUZIONE DELLA REGIONE SALENTO

L’art. 132 della Costituzione Italiana recita : “Si può, con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.

Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione e aggregati ad un'altra.”

Sulla scorta del Dettato Costituzionale tanti, sin ora, hanno ipotizzato l’indipendenza di Regioni ovvero il distaccamento di Comuni e Province o la nascita di Nuove Regioni, oltre al già noto tentativo di rendere indipendente la Padania e la Regione Sicilia, esistono, infatti, altri episodi significativi.

Basta navigare su Internet per scoprire che di recente un nuovo e noto movimento politico, ha proposto la creazione della nuova Regione dell’Etruria o della Tuscia che dovrebbe comprendere la Provincia di Grosseto, Cerveteri, e Viterbo.

C’è chi ha proposto la Lunezia, una nuova regione della Padania che dovrebbe comprendere La Spezia, Massa Carrara, Lucca, Parma e Reggio.

Anche qui, nella nostra amata Puglia, c’è chi propone la Regione Salento che dovrebbe comprendere le Province di Lecce, Brindisi e Taranto.

In occasione delle celebrazioni sul 150° anniversario dell’Unità d’Italia, fa pensare il fatto che vi sia tanta gente che ancora ne voglia la sua ulteriore frammentazione, nel sogno di un maggior controllo del territorio, di una maggiore autonomia legislativa ecc…, si rischia di incorrere in alcune gravi sottovalutazioni.

Queste operazioni, qualora dovessero andare in porto, contribuirebbero ad aumentare i costi della politica: vi sarebbero nuovi Presidenti di Regione e nuovi Consiglieri Regionali da pagare, circostanza che costituirebbe una contraddizione eclatante, ove si pensi che si vuole diminuire il numero dei Parlamentari e abolire le Province proprio per ridurre i costi della politica.

Da non sottovalutare il forte momento di crisi economica che la nostra nazione sta affrontando e che tale frammentazione, a nostro modo di vedere, non aiuterebbe certo a superare.

Ed ancora, ci chiediamo; quale peso politico potrebbe avere la Piccola e Nuova Regione Salento?

Queste e tante altre le Ragioni che spingono l’A.S.T. a esprimere le sue perplessità rispetto alla costituzione della Regione Salento, anche per scongiurare, in quest’ottica, una futura ipotetica Regione Murge o una ulteriore Regione Garganica.

Ad ogni modo, sembrerebbe che il quorum di 1/3 dei Comuni delle tre Province di Lecce, Brindisi e Taranto, sufficienti per poter indire il Referendum sulla Regione Salento, così come previsto dalla Costituzione, sia stato raggiunto; in ogni caso ci auguriamo che quando arriverà il giorno del voto, vinca la REGIONE PUGLIA e vinca l’Unità.

Silvio Molfetta

lunedì 19 luglio 2010

BREVI CONSIDERAZIONI IN RICORDO DI PAOLO BORSELLINO


Brevi considerazioni in ricordo di Borsellino

Leggo, da notizie di stampa apparse a commento di una lodevole iniziativa dei Giovani Democratici di Mesagne, che “Paolo Borsellino era come tutti sanno un uomo di destra” ed anche che “per anni ha votato quel glorioso partito che portava il nome di Movimento Sociale Italiano”.
Notizie biografiche del giovane Borsellino studente universitario riferiscono di una sua militanza nel FUAN Fanalino. E allora?
Nel mentre i grandi filosofi e scienziati della mente si interrogano sulla attualità della distinzione tra destra e sinistra, (Norberto Bobbio – Destra e Sinistra) e indagano le ragioni della perdita di significato di tale distinzione, vi sono altri che con dubbia sicumera intruppano il Giudice Borsellino in un ambito partitico.
Il fatto che ciò accada in occasione del ricordo della strage di via D’Amelio, tinge di foschi colori tale incauta sortita e tutte quelle altre, nessuna esclusa, similari da chiunque altro proposta.
Vi sono uomini che con le loro azioni ed il loro pensiero hanno raggiunto vette supreme: questi uomini appartengono alla Storia!
Il Giudice Borsellino è uno di quegli uomini insieme a Falcone, Terranova, La Torre, Costa, Impastato, Chinnici, Dalla Chiesa, Cassarà, Giuliano, Basile, Livatino, Scaglione, Libero Grassi, Don Pino Pugliesi, citati a caso, e a tanti altri, troppi, che non arretrarono di un millimetro nel rivendicare l’affermazione dell’Autorità dello Stato e delle Leggi contro la Mafia.
Egli fece del principio “dell’uguaglianza di fronte la legge”, della lotta ai potenti, ai mafiosi nella più ampia accezione che egli ed il Giudice Falcone avevano scoperto, che pretendevano di essere affrancati dal rispetto della legge, il suo credo.
Il principio dell’”uguaglianza dinanzi alla legge” è di destra o di sinistra?
Egli sacrificò la sua vita per l’affermazione di tale principio: per questo noi oggi lo ricordiamo.
In particolare ricordiamo di lui, la sua grande capacità di comunicazione nei confronti dei giovani. Sino alla fine dei suoi giorni egli dedicò le sue energie e la sua intelligenza a contrastare la mafia anche nel campo culturale parlando nelle scuole e rivolgendosi ai giovani ed al loro complesso mondo, con parole semplici e di immediato impatto.
Rocco Chinnici, di Borsellino, come giudice, diceva essere dotato di grande intuito e di grande senso di responsabilità e come uomo di un eccezionale coraggio.
Esemplare fu il senso del dovere del Giudice Borsellino: egli antepose il suo ruolo, la sua funzione, a qualsivoglia altro pur fondamentale impegno. Compresa la sua famiglia.
Il senso del dovere è di destra o di sinistra?
Spesso tutti questi uomini hanno lottato in solitudine: ed anzi la trappola mortale è scattata sempre quando l’operazione di isolamento, accompagnata da denigrazione, irrisione, ed anche calunnie, veniva completata.
A volte hanno trovato nella azione dello Stato, proprio quello per cui hanno dato la vita, un nemico.
Spesso nei gangli più segreti dello Stato si sono annidati i serpenti a sonagli del tradimento, del depistaggio, della collusione o anche solo del colpevole disimpegno. Un comunicato di oggi riporta la dichiarazione del Procuratore della Repubblica di Caltanisetta secondo il quale sulle indagini per la strage di via D’Amelio “c’è stato un colossale depistaggio”.
Quegli uomini come Borsellino, che hanno dato la vita per la libertà di tutti noi, non sono di destra o di sinistra; non possono essere di destra o di sinistra.
Le loro individualità sono confluite in qualcosa di più grande che travalica anche i loro stessi propositi.
Pensiamo a questi uomini, insieme a tutti quegli altri che quotidianamente fanno “semplicemente” il loro dovere, come al nostro nuovo DNA civico, oppure a delle forze difensive interiori che ci aiutano a non smarrire la linea maestra della legalità.
Mesagne 19 luglio 2010
Avv. Carmelo Molfetta

mercoledì 5 maggio 2010

INCOSTITUZIONALE LA LEGGE SUL FOTOVOLTAICO DELLA REGIONE PUGLIA


















DICHIARATA INCOSTITUZIONALE LA LEGGE SUL FOTOVOLTAICO DELLA REGIONA PUGLIA N° 31 DEL 21 OTTOBRE 2008.

La Corte Costituzionale si è occupata della legge della Regione Puglia n. 31 del 21 ottobre 2008, recante “Norme in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili…”.
Come è noto, con pronuncia n. 119 del 26 marzo 2010 ha dichiarato la illegittimità costituzionale di alcune norme contenute nella suddetta legge regionale.
In particolare sono state dichiarate incostituzionali quelle che si sono poste in contrasto con il principio previsto dall’art. 12 comma 10 del D.Lgs 387/2003 in virtù del quale l’indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di particolari impianti può avvenire solo sulla base di linee guida di competenza statale.
Né, dice la Corte, l’assenza di linee guida nazionali poteva giustificare la sostituzione di iniziativa legislativa da parte dell’ente regionale.
Particolare importanza, anche dal punto di vista pratico ed applicativo, risulta la dichiarazione di incostituzionalità delle norme relative alla possibilità di costruire impianti fotovoltaici (ma non solo) anche di una certa potenza, sulla base della sola D.I.A.
La Corte ritiene illegittima la norma, per contrasto con l’art. 12 comma 5 del D.Lgs 387/2003”…in quanto maggiori soglie di capacità di generazione e caratteristiche dei siti di installazione per i quali si procede con la disciplina della D.I.A. possono essere individuate solo con Decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare d’intesa con la Conferenza unificata senza che la Regione possa provvedervi autonomamente”.
Le sentenze della Corte Costituzionale hanno valore costitutivo nel senso che i rapporti sorti in precedenza alla dichiarazione di incostituzionalità della norma non cadono automaticamente così come gli atti amministrativi sorti in precedenza non cadono automaticamente.
In seguito alla sua dichiarazione di incostituzionalità quella norma non può più essere utilizzata nei confronti di quei rapporti che dovranno sorgere in futuro, ma anche nei confronti di quelli già sorti purché non esauriti.
La dichiarazione di incostituzionalità di tali norme pone seri problemi applicativi alle amministrazioni comunali, le quali hanno la possibilità di esercitare il loro potere in autotutela intervenendo finanche in quei casi in cui avessero già rilasciato i propri atti autorizzativi.
La A.S.T. Associazione per lo Sviluppo del Territorio, tra le prime a porre la questione del deturpamento del paesaggio attraverso l’installazione degli impianti fotovoltaici segue con interesse l’evolversi della vicenda come con interesse seguirà l’azione dell’amministrazione in tale settore.

Dott. Silvio Molfetta

lunedì 22 marzo 2010

Il testo de: "LE RADICI CA TIENI"
SUD SOUND SYSTEM








Le tue radici Se non dimentichi mai le tue radici Rispetti anche quelle dei paesi lontani Se non scordi mai da dove vieni Dai più valore alla tua cultura Siamo salentini, cittadini del mondo Radicati ai Messapi, con Greci e Bizantini Uniti in questo stile con i jamaicani Dimmelo da dov’è che vieni Vengo dal Salento e quando apro bocca parlo in dialetto E non perché non sappia l’italiano Ché se voglio parlo anche il jamaicano Perché l’importante è sapere un po’ di tutto Anche se a volte di tutto me ne frego Ma se qualcosa m’interessa son capace di fissarmi E se è proprio quello che voglio fare mi metto là e lo faccio come posso Perché devo essere io a decidere di me stesso E la vera cultura è saper vivere, Essere coriaceo ma sempre sensibile Anche se la vita è dura, è meglio saper amare Persino quando ti sembra impossibile La difendo, la tengo stretta al cuore La mia cultura rappresenta ciò che è successo e succederà In questo mondo, in cui non ha più un valore Chi parla un’altra lingua o è di un altro colore! Ti tolgono tutto, anche la voglia d’amare Ed è ovvio che tanta gente reagisca in modo assurdo! Ti tolgono tutto, anche le orecchie per ascoltare Chi piange e chiede aiuto per i torti che deve subire Ti tolgono persino la terra da sotto i piedi, Si comprano tutto ciò a cui tieni Mi dispiace per tutto quello che ci togliete Ma siamo ancora qui, da qui non ce ne siamo mai andati! Vengo dalla terra dove c’è sempre il sole Dove la gente cerca l’ombra per potersi rinfrescare. E’ scritto sulle pietre ciò che voglio capire Sono parole antiche, perché l’uomo non può cambiare! La memoria è cultura ed è questo che vuole: Ricorda quel che è stato, per poter capire Basta mezz’ora perché il boia diventi vittima Ma la vittima diventa boia senza la cultura! Su queste radici noi siamo ben saldi E possiamo amare popoli che non conosciamo Allontanandoci da quelli che meditano l’odio e la guerra Ma la mia mente non dimenticherà mai questi criminali! Difendila, quando puoi difendila E’ la tua terra, amala e difendila Ancora, difendila! Quando puoi difendila E’ la tua terra, amala e difendila! Da chi? Da chi vuole speculare e corrompere, difendila! Da chi vuole approfittare dell’ignoranza, difendila! Da chi vuole svendere la nostra arte, difendila! Da chi non vuole più crescere, difendila! Per chi non ha più speranza Per chi è rimasto senza forze, difendila! Per chi non ce la fa ma ci crede, difendila! Per chi non riesce a starti dietro, difendila! Vengo dal Salento e quando apro bocca parlo dialetto E non perché non sappia l’italiano Chè conosco anche due parole di wolof africano “chep gen” è il riso che si mangia con le mani E “mu nu mu cu bbai” vuol dire non posso farne a meno E “man gi dem man gi dem” vuol dire andiamo adesso andiamo Dovunque tu voglia purché portando rispetto E facendoci rispettare per ciò che siamo Perché la vera cultura è saper vedere La realtà per quello che è, facile o difficile La cultura vera è saper capire Chi veramente ha bisogno e chi è il più debole La difendo, stretta forte al cuore Questa è la poesia che crea la terra con l’amore. Quella che erediti, avendo modo di ascoltare Grazie a chi la diffonde oggi e qui la può apprezzare. Vengo dalla terra dove c’è sempre il sole E per quelli che arrivano c’è sempre il mare! Quello che devo comprendere sta scritto su queste pietre E cerco di spiegartelo perché tu possa non dimenticarlo! Difendila! Quando puoi difendila! E’ la tua terra, amala e difendila! Ancora, adesso, difendila! Quando puoi difendila! E’ la tua terra, amala e difendila!





Se nu te scierri mai delle radici ca tieni rispetti puru quiddre delli paisi lontani! Se nu te scierri mai de du ede ca ieni dai chiu valore alla cultura ca tieni! Simu salentini dellu munnu cittadini, radicati alli messapi cu li greci e bizantini, uniti intra stu stile osce cu li giammaicani, dimme mo de du ede ca sta bieni! Rico Egnu dellu salentu e quannu mpunnu parlu dialettu e nu mbede filu no Ca l’italianu nu lu sacciu ca se me mintu cu riflettu parlu lu jamaicanu strittu perche l’importante e cu sai nu pocu de tuttu anche se de tuttu a fiate me ne futtu ma se na cosa me interessa su capace puru me fissu se ete quiddhru ca oiu fazzu me mintu ddhrai e fazzu cè pozzu perche addrhu bessere ieu ca decidu te mie stessu ca la vera cultura è cu sai vivere cu biessi testu ma sempre sensibile puru ca la vita ete dura è meiu sai amare puru quannu te pare ca ete impossibile. Fabio Me la difendu, la tegnu stritta cullu core la cultura mia rappresenta quiddru ca é statau e ca ha benire Intra stu munnu, a du nu tene chiui valore Ci parla diversu o de diversu ede culure! Te ne leanu tuttu puru la voglia de amare, cussi ca tanta gente a pacciu modu stae a regire! Te ne leanu tuttu puru le ricchie pe sentire, ci chiange e chiede aiutu pe li torti ca stae a subire Te ne leanu puru la terra de sutta li piedi, se cattanu tuttu quiddru a cui tie nci tieni Me dispiace pe tuttu quiddru ca ne sta gliati Ma stamu ancoraa quai, de quai nu ne limu mai sciuti! Rit. Nandu E riu della terra a du nce sempre lu sule a du la gente cerca umbra ca la po defrescare. Stae scrittu sulle petre quiddru ca aggiu capire su parole antiche percé l’uomu nu po cangiare! Memoria ede cultura e bede quistu ca ole: recorda ce ha successu cussì pueti capire lu boia denta vittima puru dopu menz’ura ma la vittima denta boia se nu tene cultura! Su ste radici nui stamu ben radicati ni fannu amare populi mai canusciuti ni scosta de ci medita l’odiu e la guerra ma de sti criminali la mente mia nu se scerra! Treble Difendila! Quannu poi difendila! E’ la terra toa, amala e difendila! Ntorna moi, difendila! Quannu poi difendila! E’ la terra toa, amala e difendila! De cine? De ci ole cu specula e corrompe, difendila! De ci ole sfrutta l’ignoranza, difendila! De ci ole svende l’arte noscia, difendila! De ci nu bole crisca ancora, difendila! Pe ci nu tene chiù speranza Pe ci ha rimastu senza forza, difendila! Pe ci nu pote ma nci crite, difendila! Pe ci nu te pote secutare, difendila! Rico Egnu de lu salentu e quannu mpunnu parlu dialettu e nu bete pecce ca l’Italianu nullu sacciu ca se buenu me recordu do parole de woolof africanu chep gen è lu risu cullu pisce ca se mangia culle manu e “mu nu mu cu bbai” vuol dire nun ne pozzu fare a menu e ”man gi dem man gi dem” vuol dire sciamu moi sciamu a du ete ca uei basta ca rispettu purtamu e ca ne facimu rispettare pe quiddhri ca simu ca la cultura vera è cu sai itere la realtà pe quiddhra ca ete sia ca è facile sia ca è difficile la cultura vera è cu sai capire ci tene veramente besegnu ci ete lu chiu debole Fabio Me la difendu, stritta e forte cullu core quista e’ la poesia ca crea sta terra cull’amore. Quiddra ca muti, tenenu modu te sentire grazie a ci la porta in giru oci a quai la po saggiare. Nandu E riu della terra a du nce sempre lu sule e alla gente ca ria nci pensa sempre lu mare! A quai stae scrittu sulle petre ce aggiu capire cercu cu te le spiegu, perché nu ta scerrare! Treble Difendila! Quannu poi difendila! E’ la terra toa, amala e difendila! Ntorna moi, difendila! Quannu poi difendila! E’ la terra toa, amala e difendila!

mercoledì 17 marzo 2010

SALVIAMO IL LIMITONE DEI GRECI DAL FOTOVOLTAICO SELVAGGIO!!!



Salviamo il Limitone dei Greci dal fotovoltaico selvaggio. Grido di allarme di Mimmo Stella, studioso di storia locale e presidente dell’associazione culturale “Terra di Mesagne”.Il “Limitone dei Greci” è un luogo caratterizzato da numerosi elementi di straordinaria importanza. A livello geostrutturale, esso rappresenta l’estremità orientale di una faglia tettonica avente direzione Nw-Se corrispondente a quella porzione di territorio alla quale gli abitanti del posto ricononoscono un radicato valore paesaggistico, storico e geografico che travalica i confini comunali.In corrispondenza di questa faglia, in età romana ma, molto probabilmente, già a partire dall’età messapica, si imposterà uno degli assi viari più importanti della regione salentina: il cosiddetto “Limitone di Greci”, la strada interna che collegava Taranto ad Otranto, ancora esistente e ricalcata dalla strada provinciale che collega Oria a Cellino San Marco. Il Limitone dei Greci viene definito anche come una porzione di territorio elevata rispetto alle generali caratteristiche morfologiche dell’area circostante e la storiografia locale tende a considerarlo il residuo di una muraglia eretta dai Bizantini a ridosso della frontiera longobarda. “Lemiti”, “lemitone”, “limitone” appaiono come varianti salentine usate per indicare confini, talvolta segnati da muri a secco, anche di grandi dimensioni. Il latino “limes” indica i confini agrari e, quindi, quelli della limitatio (viae transversae) relativa alla centuriazione. Così “limes” viene ad indicare anche i sentieri e le strade che insistevano normalmente sui limiti poderali.Senza soffermarci troppo sulla reale consistenza di questa linea di confine tra territori longobardi e bizantini, va considerato il suo ruolo di direttrice preferenziale per le dinamiche insediative del popolamento rurale in età romana come risulta evidente analizzando la lunga serie di “ville rustiche” rinvenute lungo questo allineamento. Oggi il Limitone dei Greci è seriamente minacciato dall’impianto di parchi fotovoltaici distribuiti in maniera selvaggia. Raccogliamoci in gruppo e ostacoliamo quanto possibile questo scempio.

Articolo preso dal Portale ON-LINE di Mesagne " MESAGNESERA "

martedì 9 marzo 2010

PERCHE' 8 MARZO







PERCHE' 8 MARZO


Questo è il volantino distribuito all'iniziativa dell'ARCI l'8 MARZO




Le origini della festa dell'8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia. Inizialmente era celebrata solo negli Stati Uniti per ricordare e commemorare le vittime di quella tragedia,ma col passare degli anni,la data dell'8 Marzo ha assunto un'importanza mondiale,diventando grazie alle associazioni femministe,il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli ,ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto. Oggi,questa festa è molto attesa,e le associazioni di donne organizzano manifestazioni e convegni sull'argomento, cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi che pesano ancora oggi sulla condizione della donna, ma è attesa anche dai fiorai che in quel giorno vendono una grande quantità di mazzettini di mimose, divenute il simbolo di questa giornata, a prezzi esorbitanti, e dai ristoratori che vedranno i loro locali affollati, magari non sanno cosa è accaduto l'8 marzo del 1908, ma sanno benissimo che il loro volume di affari trarrà innegabile vantaggio dai festeggiamenti della ricorrenza. Nel corso degli anni, quindi, sebbene non si manchi di festeggiare queste data, è andato in massima parte perduto il vero significato della festa della donna, perché la grande maggioranza delle donne approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche per concedersi una serata diversa, magari all'insegna della "trasgressione", che può assumere la forma di uno spettacolo di spogliarello maschile, come possiamo leggere sui giornali, che danno grande rilevanza alla cosa, riproponendo per una volta i ruoli invertiti. Bisogna sentirsi ed essere donne sempre!Bisogna essere rispettate sempre! DONNE NON SOLO L'8 MARZO,MA SOPRATTUTTO DONNE TUTTO L'ANNO!!!


Federica Russo

RINGRAZIAMENTI PER L'INIZIATIVA DEL 4 MARZO

L'A.S.T. (Associazione per lo Sviluppo del Territorio) ringrazia tutti coloro che hanno partecipato all'iniziativa del 4 Marzo sulla " CRISI DELL'AGRICOLTUTA E LE PIANTAGIONI DEL FOTOVOLTAICO" .
In particolar modo Mesagne. TV che ha prodotto il Video Inchiesta , La CIA, La Coldiretti, e l'Ingegnere Carlucci dell'Università del Salento.
Grazie a tutti, il confronto e il dialogo è l'arma vincente contro l'ignoranza e la superficialità!









giovedì 18 febbraio 2010

"IL SOLE DEL SUD FA GOLA..."



A.S.T. Associazione per lo Sviluppo del Territorio

Sta avendo inizio in questi ultimi mesi in tutta Italia una mobilitazione concreta per dare una mano all’ambiente. Dal primo Settembre scorso sono già fuori produzione le tradizionali lampadine a incandescenza. Il primo Gennaio 2010, la scadenza fissata dall’Europa per mettere al bando i sacchetti di plastica. Se in Italia le cose, si spera, stiano per cambiare, anche la Puglia insieme alla Lombardia e al Trentino danno manforte per l’istallazione di impianti eolici e fotovoltaici; obiettivo primario quello di produrre energia elettrica da fonti alternative. Non si può purtroppo scherzare sulla Sfida che stiamo giocando. La «Sfida della Sopravvivenza». Siamo consapevoli in tutto quello che facciamo, partendo dalle difficoltà di non saper gestire lo smaltimento dei rifiuti; dal non riuscire a cambiare la mentalità, che sta a significare adattarsi a nuovi comportamenti, come quello di fare una semplice raccolta differenziata, di avere di fronte a noi una gamma inderogabile di priorità. A Mesagne nelle zone periferiche sono stati installati molti impianti, dove si possono ammirare già i primi mastodontici pannelli in corso di realizzazione. L’iniziativa è regolata nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela dell’ambiente. L’importanza è palese, considerando l’investimento di 26 milioni di euro. L’intento è di dare vita ad un vero e proprio “Parco Solare”, con sette impianti che complessivamente esternano un potenza di 5,4 Megawatt. Il tutto dovrà essere attivo entro il mese di Dicembre 2009. Bisogna però tenere conto di un problema che potrà sorgere dopo, cioè la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico. Questa distorsione diventa più evidente nel momento in cui i regolamenti edilizi dei comuni dovranno essere attuati. L’auspicio è che si trovino delle soluzioni tecnologiche “esteticamente” convincenti. Questo perché i nostri terreni spogli, le nostre campagne sono comunque patrimonio culturale e bisogna moderare la costruzione di queste strutture, al fine di non dimenticare o sprecare le nostre risorse centenarie. Dunque sorge un dilemma: lo smaltimento dei componenti dei pannelli solari. Queste isole energetiche come qualsiasi azienda che produce energia, hanno bisogno di effettuare periodicamente operazioni di smaltimento. Quali sono le componenti? Il silicio, elementi chimici presenti all’interno del silicio stesso, foglie di materiale plastico, alluminio. In generale, quindi, come ogni prodotto che ci circonda, anche i moduli fotovoltaici devono essere smaltiti correttamente. Per “correttamente”, s’intende rispettando la Direttiva 2006/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 relativa ai rifiuti. Tali elementi non sono altamente tossici, si parla di tossicità solo nei casi in cui all’interno di suddetti moduli vi sia presenza di arsenico. C’è da dire però che come ogni componente elettronica ha anche delle sostanze base che possono danneggiare l’ambiente e la salute umana e sono: piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente. Ovviamente all’esoso investimento bisogna aggiungere i costi di smaltimento che possono superare di gran lunga quello legato alla produzione stessa dei materiali; resta ancora da stabilire, e questo si saprà più in la, chi saranno le azienda preposte allo smaltimento. Allora, allo stato attuale bisognerebbe applicare una politica del risparmio energetico, spegnendo l’illuminazione nel “fuori orario”. Questo per non incorrere nell’effetto “rebound” e cioè: siamo soddisfatti di aver raggiunto un obiettivo verde e poi sbagliamo con altri comportamenti. Pertanto siamo preoccupati per il nostro territorio e ci chiediamo se non fosse utile un efficace regolamento, che limitasse o quanto meno controllasse, la realizzazione selvaggia di moduli fotovoltaici nelle nostre belle campagne.

lunedì 1 febbraio 2010

A.A.A. Cercasi Valori Veri







In una società in cui su Facebook appaiono gruppi intitolati:” IO ANCHE PICCHIO MIA MADRE”; in una società in cui apprendiamo da alcuni giornali che vi sono dei Sindaci che “VIETANO LO SCIOPERO AI NEGRI”; in questa società in cui le vicende di Rosarno ci incuriosiscono ma non ci sconvolgono poi più di tanto, come se accadessero in un altro pianeta.
In questa società in cui il consumismo è divenuto la regola e l’apparire il principale obiettivo di donne e uomini.
In una società in cui i giovani sono illusi dal facile successo che i media gli propongono, dove i sacrifici, l’impegno e lo studio sono per gli stupidi e i Reality e la TV sembrano essere la più ambita soluzione a tutti i problemi.
In questa società in cui tutti indossiamo una maschera che ci consente di essere accettati e riconosciuti dalla gente che ci circonda, come bisogna comportarsi per ristabilire gli equilibri e le priorità della vita?
La soluzione come spesso accade, sta all’origine, sta nei principi della famiglia, nelle priorità della vita che devono vincere i vizi sempre più numerosi della società odierna.
Questo fenomeno sociale non è una questione a noi lontana ed estranea, non riguarda solo l’Italia del Nord e le sue città cosiddette evolute e industrializzate, anche il sud e quindi il nostro territorio sta subendo questo attacco ai valori e alle priorità.
Anche qui, nella terra dei terroni, degli emigranti, dei contadini, degli operai, sembra che questi valori si stiano perdendo.
Bisogna riportare al centro il valore della Famiglia, dello Sport non solo come meta di successi e di ricchezze, ma soprattutto come alternativa alle insidie della strada e come promotore dei valori del gruppo, del rispetto delle regole e dei compagni, delle Parrocchie che devono svolgere meno orientamento politico e ritornare ad avere un ruolo di primo piano nella educazione civica e culturale dei giovani, dell’Ambiente, non speculando su di esso, interpretando l’energia alternativa come una risorsa e non come business.
Per fare questo ci vuole l’uomo, ci vuole la volontà di cambiamento, ci vuole coscienza.
Certamente non saremo noi i depositari del bene e del giusto, a noi solo il ruolo di denunciare questi episodi sociali che rischiano di sfuggire dai controlli dell’uomo e di minare irreversibilmente lo sviluppo culturale del nostro territorio, sperando di provocare un dibattito che anche se critico, purché educato e civile, riteniamo essere comunque costruttivo.


Dott. Silvio Molfetta

http://www.astmesagne.blogspot.com/

mercoledì 27 gennaio 2010

GIORNATA DELLA MEMORIA...
PER NON DIMENTICARE!!!